Sara Melotti (Brescia, 1988)
Articolo redatto da “Viaggiosoloandata”.
La storia di Sara Melotti mi ha emozionato. Ho provato a mettermi nei panni di questa giovane ragazza che improvvisamente ha dovuto mettere in discussione tutta la sua vita e tutti i suoi sogni per un senso di colpa che non riusciva a soffocare.
Aveva raggiunto tutto ciò che una fotografa di moda desidera. Lavorava a New York, guadagnando e facendo carriera nella moda.
Ad un certo punto ha sentito però che il suo lavoro contribuiva a creare degli standard di bellezza irreali e irraggiungibili e che, se le foto che lei stessa creava avevano effetto su di lei, non osava immaginare cosa poteva accadere nella mente di un adolescente.
Ogni volta che guardiamo la foto di una modella non immaginiamo che quei caratteri fisici riguardano meno del 2% della popolazione e che, al termine delle sessioni di trucco e di una buona dose di Photoshop, della giovane modella rimane ben poco.
Le immagini che vediamo, anche sui social, non fanno altro che farci sentire inadeguati ed entriamo in un loop di insoddisfazione che ci allontana da noi stessi e dagli altri.
Quando si è resa conto che guardando la sua stessa immagine allo specchio, era insoddisfatta del suo corpo e desiderava cambiarlo, ha capito che era qualcos’altro a dover cambiare.
Così decide di viaggiare in solitaria in un progetto fotografico personale “Quest for beauty” e si reca in Etiopia, Marocco, Giappone, Tanzania, Vietnam per chiedere alle donne che incontra per strada cosa fosse per loro la bellezza.
“Le risposte che ricevo non hanno quasi mai a che fare con l’aspetto esteriore”.
Qual è l’insegnamento di Sara Melotti?
Gli obiettivi che che possiamo porci in fotografia non devono essere per forza glitterati.
Seguire la propria passione, anche quando ci fa stravolgere la vita, può farci realizzare comunque grandi cose.
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